Ventiquattro per trattare e poi ritrattare con un semplice: "
Legal documents are easy to misinterpret".
Stiamo parlando di quanto è avvenuto nei giorni scorsi per il famoso servizio di photosharing, recentemente acquistato da Facebook,
Instagram.
Martedì la pubblicazione dei cambiamenti dei
termini di utilizzo e della privacy e ieri il post di
Kevin Systrom, co-fondatore di Instagram direttamente sul
blog per chiarire i dubbi degli utenti e scongiurare ulteriori cancellazioni di profili.
Due giorni fa era stato reso noto che dal 16 gennaio 2013 Instagram si sarebbe riservato il diritto di
vendere le fotografie caricate dagli utenti senza alcun tipo di notifica e, soprattutto, senza dar loro alcuna ricompensa. Ieri Systrom dichiara che Instagram intende semplicemente sperimentare una
pubblicità innovativa in cui sia marchio che utente possano promuovere le proprie foto e i propri account per coinvolgere maggiormente e aumentare i follower e precisa che la società non ha alcuna intenzione di vendere immagini. Nei prossimi giorni è prevista una seconda modifica per delineare le condizioni di utilizzo con termini meno equivoci.
Ma un gruppo di tali dimensioni,con tanto di legali a seguito, può realmente pubblicare un documento ufficiale riguardante l'utilizzo del proprio prodotto con un linguaggio facilmente
fraintendibile? Nasce spontaneo un piccolo sospetto: che le parole di Systrom non siano conseguenza diretta del malcontento generale degli utenti o forse una discutibile trovata pubblicitaria per far parlare di sé?
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